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SSN, sostenibilità, qualità, appropriatezza - Giampaolo Bucaneve

  • Immagine del redattore: Perugia per la Sanità Pubblica
    Perugia per la Sanità Pubblica
  • 6 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 mag

Giampaolo Bucaneve


Per troppo tempo, abbiamo associato il concetto di efficienza al "fare tanto": Il numero di ricoveri, di esami, di visite. Ma fare di più non significa fare meglio.

Per esempio, parlando di liste di attesa, consideriamo come un problema prioritario la lunghezza delle liste di attesa senza considerare che l’eseguire esami quando non sono indicati rappresenta di per sé un problema anche più grave (fino al 40% di richieste di esami è potenzialmente non indicato e quindi inutile).

Per anni, il nostro sistema sanitario è stato incentivato a produrre volume.

Pensiamo ai DRG (Diagnosis Related Groups) che remunerano le strutture ospedaliere per caso trattato: un meccanismo utile per la rendicontazione, ma che può spingere a moltiplicare prestazioni non sempre necessarie.

Contare il numero di ricoveri, di esami diagnostici, di interventi chirurgici ci dice poco sul reale valore aggiunto per la salute del cittadino. Un numero elevato di prestazioni può addirittura nascondere sprechi, rischi per il paziente e, paradossalmente, una bassa qualità complessiva del percorso di cura.

Fare di più (quindi spendere di più) non significa automaticamente fare meglio.

Oggi è sempre più necessario che il focus dell’attenzione passi dalla quantità alla qualità.

Ecco perché l'appropriatezza delle cure diventa la parola chiave per favorire la sostenibilità del SSN. Appropriatezza significa fornire l'intervento sanitario giusto, al paziente giusto, nel setting assistenziale più adeguato (ospedale, territorio, domicilio) e al momento congruo, basandosi sulle migliori evidenze scientifiche disponibili e sulle reali esigenze cliniche.

Per misurare questo fenomeno, servono indicatori di qualità che vadano oltre il volume.

Indicatori di qualità sono per esempio :


a) I tassi di riammissione ospedaliera a 30 giorni,

b) Il numero di parti cesarei primari,

c) il numero di prescrizioni appropriate secondo le linee guida diagnostico-terapeutiche previste per singola patologia.


L’ottica della qualità richiede un approccio critico e rigoroso anche nei confronti delle nuove tecnologie la cui efficacia clinica reale, spesso, non è ancora stata definitivamente dimostrata, e avrebbe bisogno di una validazione prima di una adozione estensiva.

La sostenibilità e l’appropriatezza in sanità richiedono un nuovo impegno delle figure coinvolte.

Innanzitutto cittadini più consapevoli, con una maggiore educazione e cultura della salute. E’ necessario infatti che ogni cittadino comprenda che il Servizio Sanitario Nazionale non è un supermercato dove si può chiedere tutto "per sicurezza" o perché "è gratis". Un accesso inappropriato al Pronto Soccorso per un problema minore, la richiesta pressante di un esame non necessario, l'aspettativa di una prescrizione "preventiva" senza indicazione: tutto questo consuma risorse. Un cittadino responsabile è un alleato fondamentale per l'appropriatezza.

Sostenibilità ed appropriatezza richiedono una maggiore collaborazione degli operatori sanitari (medici, infermieri, tutto il personale) in quanto è cruciale che le decisioni cliniche siano guidate unicamente dalle evidenze scientifiche e dai reali bisogni. Sta agli operatori sanitari, oggi effettivamente in vario modo tartassati, rifuggire dai conflitti di interesse ed agire nell'interesse primario del SSN e della collettività, contribuendo a dare indicazioni per un uso corretto ed oculato delle risorse pubbliche.


Infine sostenibilità ed appropriatezza richiedono il ruolo fondamentale di una nuova governance i cui compiti risiedono nel :


  1. Persuadere ed educare la popolazione al fine di costruire attivamente una corretta cultura della salute nei cittadini che serva a promuovere stili di vita sani, ma anche un uso appropriato dei servizi e la comprensione del fatto che "di più" non è sempre "meglio".

  2. Attuare un nuovo patto con gli operatori sanitari che superi le vecchie logiche e costruisca una nuova intesa. Questa intesa deve favorire e premiare le scelte orientate alla qualità e all'appropriatezza , deve promuovere una maggiore lealtà degli operatori verso il Servizio Sanitario Nazionale attraverso adeguati riconoscimenti, non solo professionali ma anche economici che, comunque, devono essere legati ad indicatori di valore e di risultato, non più solo al volume di prestazioni.

  3. Garantire una più equa ed efficiente utilizzazione delle risorse il che vuol dire avere il coraggio di riorganizzare in modo più efficiente il sistema sanitario regionale confrontandosi con le municipalità che spesso si muovono secondo logiche campanilistiche. Pensiamo agli ospedali: alcuni potrebbero necessitare di una riconversione per potenziare l'assistenza di prossimità, spostando servizi sul territorio, creando case della comunità efficaci, e integrando realmente ospedale e territorio per rispondere meglio ai bisogni dei pazienti cronici e fragili, riducendo ricoveri impropri e migliorando la qualità della vita.



In conclusione, la strada per un Servizio Sanitario Regionale sostenibile richiede meno quantità e più appropriatezza e qualità. Richiede cittadini consapevoli, operatori sanitari integri e motivati da un nuovo patto con il sistema, un uso critico della tecnologia basato sulle prove dell'evidenza, e una governance illuminata capace di guidare il cambiamento culturale, organizzativo ed economico. È una sfida complessa che necessita di un impegno collettivo e di una visione lungimirante, coraggiosa ed onesta, da parte della nuova governance regionale… sarà capace quest’ultima di affrontare e vincere questa sfida?


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