La Brigata Basaglia
- Perugia per la Sanità Pubblica
- 9 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Stefano Ciri
La Brigata Basaglia è un progetto dedicato al supporto psicologico e sociale, nato insieme alle Brigate per l’Emergenza a Milano nel marzo 2020, per rispondere all’emergenza sanitaria in corso, partendo da esperienze di attivismo e pratiche di mutuo soccorso e appoggio. Il collettivo sposa un ideale di Cura che guardi all’individuo nelle sue componenti organiche, psicologiche e sociali e che si preoccupi, oltre che di garantire il funzionamento delle persone all’interno della società, anche del loro benessere in termini abitativi, lavorativi e comunitari.
E’ dal vuoto lasciato dalla sanità pubblica, nel campo della Salute Mentale, che nasce la necessità del mutualismo, ovvero della partecipazione attiva: le persone si associano, mettono a disposizione il loro tempo, l’impegno, le conoscenze e le competenze e attraverso pratiche di incontro, conversazioni, assemblee, proteste e progetti, tentano di sopperire alle mancanze di uno Stato che privilegia il funzionamento dei soggetti al loro benessere.
Il nostro gruppo è formato da persone con esperienze e professionalità diverse, arriviamo dal mondo della clinica, da quello dell’arte, dell’intervento sociale e della militanza. La composizione variegata e multiforme è fondamentale: non è solo la clinica che cura, crediamo infatti che sia importante che la salute mentale diventi una questione comunitaria e non solo un disturbo da risolvere nello studio di un professionista.
La Brigata Basaglia gestisce, tramite l’aiuto di volontari3 e professionist3, un centralino, il nostro primo orecchio in ascolto, dove vengono accolte richieste da tutta Italia e si attivano i percorsi di risposta. Il nostro gruppo clinico offre un percorso gratuito di 4 incontri telefonici con psicoterapeut3 e psicolog3. Il gruppo Rete è dedicato a creare o riattivare una rete di supporto attorno alla persona, attraverso i servizi e le realtà solidali già presenti sul territorio.
Nel corso del tempo, il collettivo ha introdotto anche spazi virtuali e fisici di conversazione, incontri di formazione reciproca con altri collettivi, associazioni e spazi sociali di tutta Italia. È nato un festival, Contatto, che si svolge ogni anno in una delle città dove la Brigata è attiva.
A Perugia si sono incontrate persone provenienti da mondi diversi: studentesse universitarie, operatori sociali e anche io, che faccio il falegname e sono stato ricoverato nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Foligno nel 2024.
L’anno scorso ci siamo chiest3 quale fosse lo stato dei servizi di salute mentale della nostra regione e abbiamo deciso di raccoglierne e restituirne le criticità.
Ci siamo res3 conto, in prima istanza, che le iniziative presenti sul territorio non fossero adeguatamente promosse e non vi fosse conoscenza effettiva dei dati che riguardano lo stato dei servizi e le loro eventuali problematiche.
Abbiamo visitato i luoghi dove resiste l’eredità di quella pagina rivoluzionaria che a Perugia sembra essere dimenticata e li abbiamo trovati sorprendenti ma affaticati.
Abbiamo indagato i luoghi attuali della cura: i Centri di Salute Mentale, i Centri di Accoglienza Diurni, il nostro Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura e abbiamo appreso, seppure parzialmente, quali sono le loro condizioni. Nel solo semestre luglio-dicembre 2023, nell’Ospedale di Perugia ci sono stati ben 65 episodi in cui l3 utenti sono stat3 legat3 al letto. 65 contenzioni in sei mesi, una ogni 3 giorni con una durata media di 2 giorni ad episodio e con pazienti che sono state legat3 fino a 10 giorni consecutivi.
Abbiamo letti le linee guida regionali sulla contenzione e le abbiamo trovate la formalizzazione e normalizzazione di pratiche disumane trattate come dispositivi di cura: sono piene di contraddizioni, nello stesso documento dove si legge che “Il diritto di potersi muovere liberamente, inteso come libertà del proprio corpo, rappresenta una condizione necessaria alla vita umana stessa e costituisce qualcosa di più forte di un diritto.” si spiega nel dettaglio e per 30 pagine come e quando violare questo diritto.
Si legge dunque che “Il ricorso all’uso della contenzione deve essere evento straordinario e motivato, e non metodica abituale di accudimento” e che “E’ comunque preferibile non ricorrere alla contenzione per più di 12 ore” ma i numeri ci dicono altro e le persone altrettanto; solo chi usa, a casa nostra, la psichiatria come modo del potere ci dice che non c’è altro da fare, che il reparto è sotto organico, che gli utenti e le utenti sono tant3 e più forti.
Solo chi ci vede giovani e ancora capaci di immaginare una cura diversa e ci chiama ideologiche e ideologici si affretta a tracciare quella distinzione netta tra noi e loro, i pazienti e i medici, i sani e i pericolosi, svelando la natura di una medicina e di una cura che tutto ha a che fare con il controllo e niente con l’ascolto.
Il sistema è in profonda sofferenza, le operatrici e gli operatori lavorano in un contesto di abbandono istituzionale e di povertà di strumenti di lettura critica del contesto.
E’ necessaria una rivoluzione politica e culturale che permetta di esprimere al meglio la potenzialità che il lavoro di cura possiede, un impegno collettivo affinché sia possibile, tramite la filosofia e il sostegno concreto di essa in termini di risorse, costruire le condizioni ottimali in cui le operatrici e gli operatori possano svolgere i loro mestieri e l3 utenti, così come i loro cari, possano godere di una cura che sia consapevole, efficace, condivisa e responsabile.
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