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I servizi di salute mentale per l'Infanzia e l'Adolescenza

  • Immagine del redattore: Perugia per la Sanità Pubblica
    Perugia per la Sanità Pubblica
  • 9 mag
  • Tempo di lettura: 6 min

Francesca Ciammarughi


E’ cosa nota che l’infanzia e l’adolescenza siano periodi sensibili per il sano sviluppo e quanto il loro decorso, in senso migliorativo o peggiorativo, possa condizionare l’intera vita di un individuo. Le problematiche di sviluppo e le patologie psichiche che trovano come elemento unificante l’esordio in età evolutiva, vanno ad interferire con lo sviluppo psicofisico del bambino influenzando il suo divenire adolescente e poi adulto. Gli interventi a tutela e sostegno della salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza rappresentano quindi investimenti che ripagano sul lungo periodo. Le ricerche ci dicono che il sottofinanziamento e una mancata visione prospettica dei servizi di cura per la salute mentale dell’infanzia si traducono in maggiori spese dirette nell’immediato (farmaci, cure e assistenza) e indirette nel lungo tempo (mancato accesso al mercato del lavoro, assenze per malattia, minore produttività)

Una diagnosi precoce ed un altrettanto precoce e tempestivo intervento può cambiare la storia naturale del disturbo e prevenire numerose sequele, evitando o limitando, gli esiti di un decorso a volte ingravescente e, in alcuni casi, anche invalidante diminuendo i costi emotivi, sociali ed economici sull’individuo, sulla famiglia e sulla società.

I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva rappresentano quindi un ambito di particolare interesse per la salute pubblica perchè

  • sono estremamente frequenti, spesso cronici e in aumento

  • si presentano molto spesso in comorbidità e si trasformano nel tempo ( es.: presenza di disturbi neuropsichiatrici nella storia clinica dei pazienti psichiatrici adulti)

  • richiedono interventi diagnostici , terapeutici, abilitativi e riabilitativi quanto più precoci, tempestivi ed appropriati che devono includere:

  • spazi dedicati

  • competenze specifiche

  • valutazione multidimensionale e multiprofessionale

  • coinvolgimento attivo dei familiari e dei contesti di vita

  • radicamento territoriale e altissima integrazione socio-sanitaria


E’ un problema nazionale , ma nello specifico anche in questa Regione le problematiche neuropsichiche in età evolutiva ricevono ancora risposte frammentate e parziali in un sistema di servizi, sicuramente ricco, che si rileva ancora insufficiente di risorse e mancante di un’organizzazione omogenea e pertanto adeguatamente efficace ed equa.


Negli ultimi anni, ed in particolare a seguito della pandemia, si è evidenziato un rilevante aumento delle richieste di diagnosi e intervento verso i servizi pubblici oltre al manifestarsi di un cambiamento della tipologia dell’utenza e dei bisogni che presenta. La maggiore sensibilità ed attenzione da parte della popolazione al benessere psicofisico in età evolutiva, l’aumento dell’informazione, la diminuzione dello stigma connesso alle problematiche di salute mentale anche con esordio precoce, ha aumentato la capacità di individuare precocemente quello che non va nello sviluppo neuropsichico del bambino e questo ha corrisposto ad un incremento della richiesta verso il servizio pubblico. Sono inoltre aumentate le situazioni in cui è richiesto un coinvolgimento dei servizi specialistici di NPI da parte dell’Autorità Giudiziaria anche a seguito della riforma Cartabia.


Che il trend sia in aumento ce lo dicono i dati nazionali non solo le nostre percezioni.

Vi dò dei numeri. Il servizio di NP e psicologia clinica del distretto del perugino ha visto aumentare del 22% le richieste di prima visita dal 2023 al 2024 passando da 274 a 333 nuovi utenti ed un aumento del 17% di diagnosi di disturbo dello spettro dell’autismo. I disturbi del neurosviluppo ( autismo , ADHD) stanno registrando un aumento significativo ovunque con tutto ciò che comporta per quanto riguarda la cronica disabilità spesso conseguente e l’impatto sulle famiglie e la società oltre che sugli individui stessi.

Con un esordio dei sintomi in età sempre più precoci, sono in aumento i disturbi d’ ansia e di depressione, i disturbi del sonno e della alimentazione, i fenomeni di autolesionismo, l’ideazione suicidaria, il ritiro sociale, l’abbandono scolastico. Sono inoltre in aumento e sempre ad età più precoci i disturbi da uso di sostanze, le problematiche relative a condotte esternalizzanti e le dipendenze da internet e dalle tecnologie.

I soggetti più colpiti sono bambini, preadolescenti e adolescenti che si trovano nelle fasi di transizione scolastica e quindi di cambiamento dell’ambiente relazionale di riferimento.

I bambini e gli adolescenti in situazioni di svantaggio socio-culturale ed economico e quelli provenienti da percorsi migratori, da contesti connotati da povertà educativa, precarietà economica e lavorativa, da situazioni di violenza domestica e assistita, da elevata conflittualità genitoriale o solitudine (es. famiglie monogenitoriali) .

Nonostante questo scenario i servizi di salute mentale sono stati i più colpiti dal depauperamento delle risorse in ambito sanitario e fra questi, ancor più, quelli dedicati all’infanzia e all’adolescenza.


Nella nostra Regione ancora, non abbiamo una organizzazione omogenea dei servizi dedicati alla salute mentale dell’infanzia, nel territorio regionale si rischia infatti di avere diverse opportunità di cura a seconda di dove si vive. I servizi scarseggiano di personale e di spazi fisici dove poter effettuare visite e trattamenti. Nei servizi mancano completamente figure professionali necessarie alla presa in carico: assistenti sociali, infermieri, terapisti, oltre ad un sottodimensionamento del numero di psicologi e di neuropsichiatri infantili necessari.


Da quando nella nostra regione non è più attiva la scuola di specializzazione in Neuropsichiatria infantile, concorsi per questa posizione sono andati deserti mostrandoci anche quanto poco attrattiva risulta essere la nostra regione in questo campo.

Non esiste ancora un’ area ospedaliera di degenza dedicata alle acuzie psichiatriche in età evolutiva che ci costringe, laddove il ricovero è irrimandabile , il ricorso ad altre regioni con i relativi costi per il sistema sanitario regionale e disagi per l’utenza. I servizi residenziali e semiresidenziali per minori con disagio psichico, esistenti nella nostra regione solo da alcuni anni, sono ancora drammaticamente insufficienti con necessità di monitoraggio, valutazione e revisione dopo una prima fase che potremmo considerare di sperimentazione. La possibilità, inoltre, di attivare interventi domiciliari ad alta specializzazione, sperimentati ormai da tempo in altre regioni e di acclarata efficacia atti a prevenire il ricovero ospedaliero, non possono essere adottati per mancanza di personale specializzato dedicato. E’ importante garantire che i bambini e i ragazzi ricevano servizi appropriati alla loro età e alla loro delicata fase di sviluppo; per questo sono necessari spazi dedicati e sarebbe opportuno, cosa che così non è nella nostra Regione, che a tutti i servizi per la salute mentale in età evolutiva venga riconosciuta la competenza fino al diciottesimo anno di età, come peraltro già previsto dal Piano di azione nazionale per l'attuazione della Garanzia infanzia.

Che da parte della società civile e delle istituzioni ci sia consapevolezza del problema e della necessità di intervenire è testimoniato dal proliferare di iniziative e progetti, da parte delle istituzioni pubbliche e del privato sociale o associativo, volti all’intercettazione precoce del malessere e all’offerta di cura , investimenti per lo più a spot e non strutturali, che tuttavia a fronte della drammatica assenza di una “regia strategica” di governo, rischiano non solo di non arginare il problema, ma di frammentare ancora di più la risposta e di disorientare l’utenza. E’ quindi quanto mai necessario acquisire una visione complessa e prospettica della problematica che metta al centro della programmazione il rafforzamento e la riorganizzazione i servizi pubblici esistenti con investimenti strutturali e che ci si occupi della cura, della manutenzione e del coordinamento della rete. Questo per affrontare efficacemente ed in modo equo la gestione non solo del disturbo conclamato ma anche della prevenzione e della promozione della salute mentale di questa fascia d’età.

In conclusione adottare una visione d’insieme è fondamentale ed è necessaria una programmazione regionale integrata e di ampio respiro che purtroppo è sempre mancata. E’ urgente ed improcrastinabile investire in modo strutturale sui servizi esistenti affinché diventino il vero fulcro della rete. I servizi di NPI devono essere forniti di risorse adeguate e soprattutto di un’organizzazione efficiente e sensata per poter coordinare le proprie azioni in sinergia con tutti i sistemi che si occupano d’infanzia, adolescenza e famiglia. Nella progettazione di sistema devono essere inclusi, oltre ai servizi di salute mentale dell’età adulta, i servizi sociali dell’ente comunale con l’auspicabile introduzione nelle equipe di personale specializzato in psicologia di comunità, la scuola con servizi di psicologia scolastica ed azioni che superino la logica riduttiva dello “sportello” ma promuovano empowerment delle life skill nei ragazzi e dialogo intergenerazionale, il terzo settore e le realtà associative dei familiari con le loro grandi risorse e innegabile creatività. E’ assolutamente necessario adottare realmente un approccio bio-psico-sociale al problema della salute mentale in età evolutiva nell’ottica di una effettiva integrazione socio-sanitaria ed educativa. La programmazione, l’interconnessione, la sinergia e il coordinamento al livello regionale delle attività e dei servizi deve avvenire in maniera stabile, continuativa e strutturale questo si può fare anche senza gravare in modo significativo sulla spesa sanitaria perché non servono macchinari costosi e sofisticati, ma ripensare all’organizzazione, alla dotazione di personale e ad un suo migliore utilizzo. Risulterà questo un investimento di valore per il futuro delle nuove generazioni e delle nostre comunità.

Per questo si auspica che le Case della comunità, previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), possano costituire un primo punto di riferimento in ogni ambito territoriale per gli utenti che necessitano di interventi a bassa intensità e che le stesse agiscano in stretto raccordo con i servizi specialistici di NPIA, di salute mentale dell’età adulta e con i servizi per le dipendenze patologiche.


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