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Cooperazione Sociale e Welfare

  • Immagine del redattore: Perugia per la Sanità Pubblica
    Perugia per la Sanità Pubblica
  • 8 mag
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 9 mag

Liana Cicchi


Auriga nasce nel 94, a Perugia anche se le cooperative che aderiscono al consorzio hanno una storia molto più lunga…

2.401 soci lavoratori di cui oltre il 70% donne (1846 donne e 555 uomini)

Le persone che beneficiano dei servizi progettati ed erogati dalle cooperative sono oltre 28.500.


Il fatturato aggregato è di oltre 80 milioni di euro…mentre il fatturato del consorzio è di circa 16 milioni di euro.

Auriga opera nel territorio della usl Umbria 1 per quanto riguarda i servizi sanitari e socio-sanitari, mentre per quanto riguarda i servizi socio-assistenziali ed educativi opera nei comuni della zona sociale 2,. Perugia, Corciano e Torgiano.

Solo un po’ di storia…


Gli anni 80 e 90 per le cooperative sociali rappresentano gli anni dell’espansione e del consolidamento, sono gli anni in cui si sperimentano i servizi grazie ad una legislazione regionale e nazionale molto feconda, Sono gli anni in cui le cooperative sociali iniziano a lavorare nei servizi psichiatrici…sono gli anni della crescita del welfare.


La storia del consorzio è una storia di evoluzione e cambiamento, a partire dal contributo che le cooperative sociali hanno dato alla chiusura del manicomio sino ad arrivare alla realizzazione di percorsi di residenzialità leggera per persone che hanno acquisito maggior autonomia e indipendenza, tutto ciò sempre attraverso un percorso di sostegno ai diritti individuali e di tutela della dignità delle persone.


In questi ultimi anni è sempre più complicato poter riuscire a portare avanti la nostra missione, che è la missione della cooperazione sociale, cioè quella di operare per il raggiungimento del benessere della comunità promuovendo la gestione del bene comune mettendo sempre al centro la persona.


I tagli ai trasferimenti, le varie crisi che si sono succedute hanno reso complicato continuare a mantenere alta la qualità nei servizi e allo stesso tempo poter dare continuità lavorativa ai nostri soci…

Le gare di appalto hanno marginalità sempre più basse e compromettono l’efficacia delle attività svolte.


Quello che noi auspichiamo è che si possa dar seguito a quanto le recenti norme regionali dichiarano- legge regionale 2 del 24 art. 1 “ le stazioni appaltanti ricorrono alle procedure di affidamento tramite gara di appalto qualora non sia possibile apprestare modelli di amministrazione condivisa ( legge regionale 2 del 23)”.

Nei servizi socio sanitari, compresa la salute mentale, il superamento delle gare di appalto e il ricorso all’amministrazione condivisa, co-programmazione e coprogettazione, consentirebbe la sperimentazione di forme di servizio meno standardizzate e rigide in favore di processi fluidi e dinamici costruiti sulle esigenze delle persone.


La co-programmazione e la coprogettazione faciliterebbero la revisione dell’offerta dei servizi rendendoli maggiormente aderenti ai bisogni espressi dai territori. Oltre a questo servirebbe maggiore sinergia fra sociale e sanitario , quella sinergia che consentirebbe per esempio di investire maggiormente nei percorsi di abitare e residenzialità leggera al fine di fornire opportunità alle persone in uscita dai circuiti classici.


Vanno strutturate collaborazioni con le Amministrazioni comunali favorendo realtà di cohousing.

Altro tema che sta assumendo contorni abbastanza preoccupanti nei servizi sanitari e socio-sanitari è quello dei profili, sarebbe necessario creare percorsi di specificazione e innovazione insieme all’Università e in questa direzione ci stiamo muovendo da qualche mese insieme alle organizzazioni datoriali.

Anche per quanto riguarda la formazione sarebbe necessario mettere in atto azioni di sistema tra i servizi e con noi cooperative sociali con la finalità di progettare e realizzare percorsi formativi continui sommando le risorse economiche e le risorse umane/ intellettuali di tutti analizzando le priorità.

Poi c’è un problema legato alla domiciliarità…ormai da anni l’assistenza domiciliare ha subito un fortissimo ridimensionamento, in tutti i settori, salute mentale, anziani, disabilità, quando invece puntare sulla implementazione della domiciliarità, soprattutto per quanto riguarda gli anziani non autosufficienti, vorrebbe dire ridurre anche i ricoveri e perciò riduzione della spesa ospedaliera.

Le risposte che vengono fornite oggi sono marginali rispetto al reale bisogno e la maggior parte del carico assistenziale ricade oggi sulle famiglie che non hanno un adeguato supporto.


Bisogna puntare sull’implementazione della sanità territoriale e anche se il PNRR ora è un’opportunità è doveroso pensare al dopo, al futuro… perché l’offerta limitata di servizi sanitari e socio sanitari si ripercuote inevitabilmente sullo spopolamento delle zone più periferiche della nostra regione, con ripercussioni pesanti anche sul versante educativo…e questo non possiamo assolutamente permettercelo…

Noi ci rendiamo disponibili ad intraprendere , così come previsto dalle normative regionali e più precisamente dalla legge regionale n.10 del 23 giugno 21, un percorso di sperimentazione gestionale di servizi innovativi in linea con la programmazione e la pianificazione dei servizi sanitari e sociosanitari regionali, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’assistenza, tenendo contro anche del criterio dell’economicità.

Le competenze e le professionalità della cooperazione sociale possono candidarsi a perseguire questi obiettivi allargando i consueti spazi di collaborazione con l’ente pubblico, superando le attuali forme di affidamento dei servizi, creando spazi di qualità resa al cittadino migliore e allo stesso tempo spazi maggiormente accessibili.

Abbiamo voluto portare all’attenzione di questa platea quelli che a nostro avviso sono i punti che riteniamo importanti e sui quali si potrebbe agire per una sanità più vicina alle persone, a tutte le persone!


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